Psicologa Perinatale

Ci avvaliamo del supporto della dott.ssa Simona Lassandro, presente nella nostra struttura in diversi orari della settimana per farsi conoscere dai bambini e collaborare con il personale nella costruzione del piano educativo.
Le educatrici possono avvalersi anche della sua consulenza in merito ad alcune situazioni specifiche con i bambini, inoltre hanno la possibilità di approfondire tematiche e competenze professionali per una comprensione specifica dello sviluppo psicoemotivo del bambino. La presenza della psicologa ha come obbiettivo comune primario “l’accudimento armonioso dei bambini”.
La nostra psicologa lavora proprio per offrire a educatori e genitori strumenti per affrontare alcune dinamiche, aiutandoli a trovare soluzioni in armonia con le fasi di crescita e le competenze di ogni bambino: se è vero che in campo educativo esistono delle linee guida generali è altresì vero che ogni bambino è unico e irripetibile.

Perché la psicologa?
Pensiamo che la presenza della Psicologa Perinatale e le sue conoscenze professionali possano essere considerate dai genitori come una splendida opportunità che l’asilo nido “La Casa delle Fate” mette a disposizione di tutte le famiglie per poter arricchire la crescita armonica di ogni bambino e condividere eventuali dubbi o situazioni che si presentano durante la crescita. Ciascun bambino percorre delle fasi un po’ più delicate durante il suo percorso di crescita, alcune più difficili da gestire a casa così come all’asilo nido. Grazie al contributo della Psicologa Perinatale, ci proponiamo di aiutare il bambino ad elaborare serenamente le sue competenze e fornire al piccolo una dose di fiducia verso l’adulto. L’obiettivo è sostenere il genitore nella scoperta delle proprie risorse personali ed educative e rendere attivo il bambino costruendo per lui un ambiente adatto.

 

L’angolo della Psicologa Perinatale

L’inserimento al nido

Una esperienza che coinvolge genitori, bambini ed educatrici

Come Psicologa Perinatale spesso incontro genitori che si interrogano, anche molto presto, rispetto alla scelta del come affrontare il momento della separazione con il proprio bambino. Solitamente si domandano se sia preferibile affidare il bambino ad una baby sitter o ad un asilo nido ed eventualmente valutare quale possa essere il momento giusto per inserire il proprio bambino al nido.

Cercherò di apportare alcune considerazioni che possano aiutare i genitori a scegliere consapevolmente la soluzione migliore per la propria famiglia, partendo dalla considerazione che ogni scelta comporta alcuni vantaggi che solo il nucleo famigliare, direttamente coinvolto, potrà ritenere prioritari.

Il momento dell’inserimento al nido è un momento molto delicato in cui il bambino, i suoi genitori e il Gruppo Educativo devono conoscersi ed affidarsi l’uno all’altro. Proprio per questo è fondamentale programmarlo nei minimi particolari, partendo da un accurato colloquio con la famiglia che vede al centro dell’attenzione il vissuto del bambino, le sue abitudini, il suo ambiente di vita, le aspettative dei genitori, i motivi che li hanno spinti a portare il bambino al nido.

Con il termine inserimento si definisce l’inizio dell’esperienza del genitore, del bambino e dell’educatore nel momento dell’ingresso al nido. Nella dimensione familiare si introducono elementi nuovi: ambienti, persone, orari e modalità relazionali diverse. Per la prima fase di “impatto” è necessaria la presenza di uno dei due genitori con modalità e tempi che verranno decisi insieme alle educatrici insieme in base alle reazioni del bambino. E’ un momento molto coinvolgente dal punto di vista emotivo per tutti i soggetti coinvolti, proprio per questo è importante considerare che non esiste un’unica soluzione per un buon ambientamento, esistono diverse strategie per i diversi bambini.

Per “inserimento” si intende quindi quel periodo iniziale che il bambino trascorre al Nido insieme ad un genitore o ad una figura familiare. Per la prima volta il piccolo vive l’esperienza della socializzazione nel gruppo dei pari guidata e veicolata da figure adulte che non sono quelle della famiglia ma diventeranno punti di riferimento privilegiati accanto alle figure familiari. L’inserimento pone quindi come primo obiettivo la nascita di un nuovo legame a partire dalla temporanea separazione dai genitori. Il nuovo legame proporrà e sosterrà la relazione fra il bambino e il mondo. A questo proposito è possibile dire che il nuovo ambiente-nido, collocandosi spazialmente fuori dalla casa, svolge una funzione importante nella costruzione del rapporto fra il bambino e il mondo esterno.

Per il bambino la separazione temporanea dal genitore non è di per sé traumatica ma questa nuova esperienza va affrontata garantendo la massima gradualità e continuità delle cure fra la famiglia e il Nido. È molto importante che l’inserimento avvenga gradualmente e che questo nuovo ambiente che lo accoglie sia percepito in continuità con il contesto familiare. La gradualità evita al piccolo un brusco distacco, gli dà la possibilità di conoscere a poco a poco un nuovo ambiente e gli permette di creare attaccamenti multipli, in particolare con nuove figure adulte.

Una domanda che spesso i genitori si pongo è la seguente: “Qual è l’età migliore per l’inserimento al Nido?”

Le risposte che vengono fornite all’interrogativo sulla “giusta età” di inserimento variano a seconda che si consideri, ai fini di un equilibrio affettivo ed emotivo, lo sviluppo di un rapporto intenso e privilegiato madre-bambino oppure la formazione di legami precoci di attaccamento ad una pluralità di figure adulte e coetanee, maschili e femminili, familiari ed extrafamiliari.

A questo proposito bisogna sfatare uno dei luoghi comuni più diffusi, ossia che nei primi anni di vita il bambino non sarebbe capace di comunicare con i coetanei. Il gruppo dei pari invece non è un qualcosa di minaccioso per il bambino o alternativo al gruppo familiare, ma è complementare proprio per la sua funzione cooperativa nell’ambito del processo di socializzazione.

Allora la vera questione da affrontare riguarda non tanto il quando il bambino debba essere inserito, quanto il come. Infatti, affinché non vi sia un forte impatto del bambino con la nuova situazione del Nido, sarà necessario che esso sia attenuato e gradatamente facilitato dalla presenza contemporanea della madre o di una figura familiare insieme con l’educatore. Questo affinché un’assenza improvvisa della figura di riferimento non crei una rottura del legame, con chi fino a poco prima era stato l’unico riferimento a garantire la sicurezza al bambino. La presenza di una persona nota andrà, quindi, ridotta gradualmente sia dal punto di vista della prossimità, sia da quello della durata del tempo, fino ad estinguersi del tutto quando l’autonomia, i riferimenti e le attività vengono accettati come nuovi vissuti.

La sensibilità e la reattività del genitore agli stati emotivi del bambino è determinante per il modo in cui egli impara a regolare gli affetti e ad entrare in relazione con gli altri.

Il ruolo del genitore e le sue reazioni sono fondamentali.
L’atteggiamento del genitore che si occupa dell’inserimento sarà di “osservatore partecipante”; la sua presenza rappresenta per il bambino una base sicura che favorisce e media la nuova situazione. Il genitore durante l’inserimento potrà lasciare libero il bambino di giocare ed esplorare l’ambiente ed interverrà, su richiesta del piccolo stesso o in caso di bisogno, favorendo il graduale passaggio dei momenti di cura (le routines: il cambio, la merenda ecc.) verso l’educatrice. Anche i primi allontanamenti del genitore saranno calibrati in relazione alla possibilità per il bambino di sostenere tale esperienza. Il genitore si allontanerà le prime volte per poco tempo, per aumentare progressivamente e gradualmente le tempistiche nei giorni seguenti. Sarà la presenza rassicurante e fiduciosa del genitore che legittimerà e renderà positiva l’esperienza del Nido.

Il ruolo dell’educatrice
L’educatrice si presenta come un’esperta nel campo educativo anche se inizialmente assume come unica posizione quella di osservatrice; solo in un secondo momento assumerà un ruolo attivo nella costruzione del legame con il bambino e fra quest’ultimo e l’ambiente – Nido. L’educatrice entra in contatto con il bambino attraverso un atteggiamento di gioco; a partire da ciò la relazione diventa relazione di cura e può assumere i toni della rassicurazione, della protezione, della fiducia. Gradualmente per il bambino l’educatrice diventerà una figura di riferimento nel nuovo contesto.

Il punto di vista del bambino:

Nello sviluppo affettivo e cognitivo del bambino viene riconosciuta grande importanza alla socialità intesa sia come sviluppo di rapporti di attaccamento nei confronti di adulti significativi (genitori ma anche figure di accudimento), sia come relazione sociale con i coetanei che inizia fin dalla prima infanzia. Quindi entrare al nido per il bambino significa:

– conoscere spazi e persone mai viste prima;

– abituarsi ad un’organizzazione della giornata diversa da quella di casa;

– imparare a stare bene anche lontano dai genitori;

– accettare altri punti di riferimento;

– accettare di relazionarsi e “mediare” con altri bambini;

– superare le frustrazioni e, in questo modo, imparare ad affrontare meglio la realtà.
Sicuramente l’inserimento al Nido è un momento importante, intenso e faticoso nella storia della coppia madre-bambino, ma il riuscire a dare un senso ai propri vissuti aiutando il bambino ad entrare in contatto con i suoi consente di affrontare al meglio questa situazione.

È utile ricordare che…
È molto importante perciò instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione tra educatore e genitore. La presenza di quest’ultimo, nei primi momenti, ha una funzione rassicurante per il bambino che sa di poter contare su di lui in qualunque momento e così può avvicinarsi ai giochi ed interessarsi ad altri bambini. Al contrario, la sua ansia si trasmetterà al piccolo che sentirà e vivrà con disagio la preoccupazione del genitore. A volte la difficoltà nel separarsi e lasciare il proprio bambino, fa fuggire senza salutarlo. E’ molto importante invece che il genitore saluti il bambino al momento del distacco affinché egli non lo viva come un “abbandono misterioso” da parte di chi lo accompagna. Il desiderio di vedere il bambino tranquillo al momento del distacco spesso fa presupporre che il saluto sia controproducente In realtà è vero il contrario. II saluto consente al bambino di rappresentarsi mentalmente e di ricordare, la “partenza” del genitore, ma anche il suo ritorno.
Tutti i bambini, con modalità diverse, vivono il momento di passaggio dalla situazione familiare (conosciuta e rassicurante) a quella nuova del Nido con una fase di cambiamento. Ma se il percorso di inserimento verrà svolto dedicando molta attenzione alla rassicurazione e al contenimento delle paure del bambino, tutto si risolverà positivamente.